giovedì 24 gennaio 2013

Django unchained

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Django unchained - tramonto

Quentin Tarantino torna dopo tre anni con un lungo, lungo, lungometraggio (165 minuti) che ripropone in salsa western tutti quegli elementi che fecero la fortuna di Bastardi senza gloria: bravi attori, dialoghi brillanti, tanta violenza, un soggetto non proprio originale ispirato da un b-movie italiano, tanti colpi di scena, personaggi memorabili. Al tutto aggiunge numerosi momenti in cui lo spettatore si diverte e ride con soddisfazione, ma l'ultima mezz'ora è caratterizzata da vistose cadute di stile (e di gusto).

Django unchained - Spencer 'Big Daddy' Bennett (Don Johnson)


In una gelida notte del 1858, un gruppo di schiavi infreddoliti e incatenati si imbatte in un loquace dentista tedesco di nome King Schultz (Christoph Waltz), fermamente interessato ad acquistare un prigioniero di nome Django Freeman (Jamie Foxx), che qualche tempo prima aveva lavorato presso una ben precisa piantagione.
Il singolare straniero, che in realtà è un cacciatore di taglie, si libera senza tanti complimenti dei due schiavisti e propone un patto a Django: se questi lo aiuterà a rintracciare ed identificare i pericolosi Brittle brothers verrà ricompensato con la libertà, un cavallo e 75 dollari in contanti.
L'occasione è per lo schiavo molto allettante, tanto più che i ricercati sono gli stessi uomini che hanno torturato lui e la moglie Broomhilda von Shaft (Kerry Washington) prima di venderli separatamente, col preciso intento di non farli mai più reincontrare.
Schultz, che tollera con molta fatica le angherie a cui le persone di colore sono di continuo sottoposte, una volta venuto a conoscenza della storia del suo compagno di omicidi propone un nuovo patto: un inverno come bounty hunter in cambio dell'aiuto per rintracciare e liberare Broomhilda...

Django unchained - il freddo e fruttuoso inverno

Il tema di Django unchained è lo stesso di Kill Bill e Inglourious Basterds, anche se qui c'è il tentativo di rimescolare le carte piuttosto in fretta, facendo consumare la vendetta ben prima di metà pellicola. Da quel punto in poi ciò che spinge i due protagonisti (perchè malgrado il titolo sono due) è la volontà di rendere di nuovo libera, in modo legale e non perseguibile, la giovane signora Freeman. Violenze efferate e spargimenti di sangue però non accennano a diminuire... anzi... il piano escogitato dal dottor Schultz obbligherà l'eterogenea coppia di cacciatori di taglie ad addentrarsi nel ripugnante mondo degli schiavisti, e quel che è peggio, degli schiavisti annoiati e dei loro leccapiedi (non necessariamente bianchi).
Django e Schultz compiranno così un'evoluzione diseguale e inversa: il primo, sebbene accompagnato sempre più di frequente dalle tenere visioni dell'amata, diverrà più freddo, distaccato e propenso a giustificare i mezzi in nome del fine, mentre il secondo acquisterà maggiore umanità e una marcata repulsione per la brutalità e l'ideologia razzista.

Django unchained - Fluido è più importante che veloce, e più importante che fluido, è preciso

Cast: attorno a un poker d'attori di prim'ordine (Foxx, Waltz, Samuel L.Jackson e Leonardo DiCaprio) ruotano numerosi personaggi secondari il più delle volte molto stereotipati, ma sempre ben interpretati.
Su tutti svetta l'ex colonnello Hans Landa di Bastardiana memoria, che non a caso per le sue performances in Django ha vinto un Golden Globe ed è stato nominato agli Oscar come miglior attore non protagonista.
Seguono a ruota Jackson e DiCaprio, che beneficiano però di compiti più semplici da svolgere, in cui non è prevista una varietà espressiva pari a quella sfoggiata da Waltz.
Foxx parte bene, ma non riesce a tenere il passo degli altri tre e nel finale perde il filo, sprecando più di un'occasione e arrivando a trasmettere tante emozioni quante un frigorifero da incasso.
Kerry Washington convince appieno nel ruolo della moglie perduta di Django. Da notare il modo rispettoso e delicato con il quale Tarantino ha trattato il suo personaggio: malgrado tutto ciò a cui è stata e viene costretta, Broomhilda rimane il personaggio più candido del film. Alla faccia delle signore sudiste.

Django unchained - Django e il Dottor King Schultz

La fotografia, ricercata e di grande impatto (i paesaggi della prima ora e mezza lasciano a bocca aperta), è caratterizzata da colori brillanti. Purtroppo in più di qualche scena molti elementi sono fuori fuoco. La maggior parte delle riprese effettuate con poca luce (i locali illuminati dalle candele o gli esterni in notturna) presenta un fastidioso rumore che stride con la nitidezza del resto della pellicola. I colori sono virati in modo marcato verso toni caldi, forse per rendere l'idea del clima soffocante del Mississippi. Molto belle e ricche di particolari le riprese in controluce.

Django unchained - Stephens (Samuel L. Jackson) e Calvin J. Candie (Leonardo di Caprio)

Le musiche, molto azzeccate, sono in buona parte mutuate da altri film western, dal Django di Corbucci, al Lo chiamavano trinità di Barboni, ma vi sono anche digressioni folk rock (vedi I got a name di Jim Croce) e country (Ain't No Grave di Johnny Cash).
La traccia originale Ancora qui, di Ennio Morricone ed Elisa Toffoli, viene usata per descrivere, alla perfezione, il momento dell'incontro di Django con Broomhilda nella "grande casa" di Candyland. Purtroppo, causa lunghezza (5 minuti e rotti) nella pellicola viene fatta ascoltare solo in parte.

Django unchained - Django (Jamie Foxx) a Candyland


Django unchained è un film di Quentin Tarantino, girato secondo lo stile "esagerato" di Quentin Tarantino, con imprecisioni (cicatrici che scompaiono e ricompaiono a seconda della scena, condensa del respiro presente a momenti alternati e via dicendo), alterazioni della fisica di base (proiettili con capacità perforante variabile a seconda del personaggio che impugna la pistola) e citazioni abbondanti, delle quali - in certi casi -, si sarebbe potuto fare volentieri a meno.
Un'obiezione seria che si potrebbe avanzare è piuttosto quella relativa alla regola quasi matematica con la quale si alternano colpi di scena, cali di tensione, dialoghi brillanti e iniezioni di adrenalina... non ci sarebbe niente da dire se ci fosse stato lo sforzo, almeno accennato, di portare lo spettatore a convincersi che l'imprevedibile possa influenzare in maniera sostanziale le vicende. Viceversa, una volta intuito il ritmo, si diviene in grado di sapere cosa aspettarsi da ciascuna scena.
Sbaglia, infine, chi ritiene che la pellicola possa in qualche modo offendere, per dialoghi o contenuti, la comunità afro-americana, al contrario sono gli "uomini bianchi" a fare una figura pietosa. Non è relegando all'oblio la sofferenza patita da milioni di persone che si contribuisce ad evitare che certe pagine buie della storia possano ripetersi.
Come già detto cadute di stile & gusto ci sono, come l'inutile scena della tortura di Django, ma ciò non toglie che questo sia un buon film, da consigliare non solo a chi ama i western.

Giudizio globale:voto AT buono


Le frasi:
- ...mise Broomhilda sulla cima di una montagna...
- Broomhilda? Su una montagna? 
- Sì... beh... è una leggenda tedesca... una montagna da qualche parte ce la dovevano mettere.

- ...e Sigfried attraversò le fiamme. Per Broomhilda. Perché lei lo meritava.

- Mi piace come muori, giovane.

- Come ti chiami?
- Django.
- Sai almeno come si scrive?
- D, J, A, N, G, O. La "D" è muta.

- Alexander Dumas era nero!

- Scusate, non ho saputo resistere!
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